In che modo l’interpretazione di una canzone può valorizzare le parole che scriviamo?
In un’intervista su Vanity Fair, Billie Eilish racconta come ha deciso di interpretare il testo del brano “What was i made for?” (con cui ha appena vinto un Premio Oscar come miglior canzone originale, dal film “Barbie”).
Tra le diverse possibilità con cui poteva cantare, Billie Eilish ha deciso di utilizzare una voce soffiata, quasi sussurrata, come se “stesse cantando subito dopo aver pianto”, per conferire un suono e un mood, di dolore e disperazione, specifici alle parole della sua canzone.
Una scelta tecnicamente più coraggiosa rispetto all’utilizzo di una voce piena o di un classico falsetto (voce di testa).
Il modo in cui decidiamo di interpretare o di far cantare a qualcuno un nostro brano può valorizzare e rendere ancora più efficace il messaggio che desideriamo comunicare attraverso le nostre parole.
Perciò alleniamoci ad utilizzare la voce come uno strumento capace di adattarsi in maniera differente ed unica ad ogni canzone.
Ecco il link per guardare l’intervista completa pubblicata su Vanity Fair: https://tinyurl.com/ymdd34e
1 commento su “Come interpretare le parole che scriviamo? (L’esempio di Billie Eilish)”
E’ una tecnica fastidiosissima, affettata e innaturale. Peccato perchè le canzoni sarebbero pure bene arrangiate.