«Internet premia gli estremi.
Se vedi un incidente mentre stai guidando, ovviamente lo osservi e tutti, intorno a te, lo fanno. Internet interpreta un comportamento simile come il fatto che tutti vogliano vedere incidenti stradali e fa in modo che vengano loro forniti. Gli algoritmi premiano l’interesse e le interazioni, ma questi sono indicatori parziali della qualità.
Se concedi alla maggioranza delle persone il potere di aumentare la visibilità dei contenuti, accade che non vengono premiati quelli maggiormente interessanti, ma quelli con maggiore potere di attrazione. Perché la maggioranza delle persone non comprende la qualità e la corretta informazione ed è sempre più preoccupata di accumulare “mi piace” sui post che di sfruttare il potenziale di internet per migliorarsi e migliorare il mondo attorno a sé».
Le parole di Evan Williams (fondatore di Twitter) fanno riflettere e pongono interrogativi applicabili anche al mondo musicale.
Che eredità artistica vogliamo lasciare agli altri?
In che modo la nostra musica può influire sulle persone, cambiando la loro percezione delle cose e del mondo?
Le nostre canzoni cercano solo il consenso o arricchiscono in qualche modo il pubblico?
Quanto, nel nostro lavoro di songwriters, siamo distratti dal numero di like, followers, stream, play e views?
E quanto spesso ci abbassiamo ad essi, svalutando i contenuti delle nostre opere?
Riflettiamo, tenendo sempre a mente che la crescita dei nostri canali social dovrebbe essere una conseguenza del nostro lavoro e non il motore che gratifica solamente la vanità del nostro ego digitale.
Perché un grande obiettivo e una grande responsabilità portano inevitabilmente ad un grande contenuto.