Da quando ho iniziato ad informarmi leggendo sui muri, ho constatato che Roma è un museo di slogan a cielo aperto: una sfilza di perle di saggezza celate dentro frasi a tematica variopinta.
Si va dal sempitèrno amor cortese: “Io per te muoro” “Se mi taglio, esci tu” “Sei la vittoria più bella in mondo di sconfitte”, ai sentimenti più amari: “L’Amore ti fotte” “Donne…Non siamo le costole di nessuno!” “Rivoglio il mio anello!”. Si passa, quindi, alla protesta cittadina: “Muro Pulito = Popolo Muto” “La Gente che ha rovinato il mondo ha la cravatta, non i tatuaggi” “Il Papa e i Politici fanno la pipì e la cacca come noi” “Io non sono indignato, a me me rode proprio er culo!”. Dai temi legati al mondo culturale: “Meno Pizzerie, più Librerie”, si arriva ai classici sfottò calcistici: “Sento puzza de Laziale” “Lulic ‘71” “Schettino come Moggi”.
Potenti e incisive massime tentano di semplificare la vita, rendendola comprensibile a tutti: “Se ti lasci andare, le cose andano” “Non accettate sogni dagli sconosciuti” “Prima ero schizofrenico, ora siamo guariti” “Volemose bene, brutti stronzi!”.
E’ interessante notare come questa sequela di frasi solo apparentemente “fatte” o scontate siano alla portata di tutti, senza distinzione di ceto sociale o classe di appartenenza; rappresentano una pungente forma di arte metropolitana, svegliano gli animi ma soprattutto strappano un sorriso beffardo o di cuore a quei cittadini/passanti sempre così nevrotici e profondamente incazzati col mondo intero.
[dalla Rubrica “Narratini” pubblicata sul mensile “Gino Magazine” pag. 35. – Novembre 2014]